Atlante Umano Siciliano: una frase di tre parole, ognuna delle quali con un significato preciso, per raccontare 20.000 chilometri percorsi a piedi e con ogni mezzo possibile sulle strade meno battute della Sicilia a formare una mappa di un mondo troppo spesso fermo e troppo spesso, forse, vittima di se stesso, del proprio complesso di essere isola, colpevole, per dirla con Leonardo Sciascia “ di non credere nella forza delle idee”. 20.000 chilometri di terra di confine, selvaggia, nera, fatta di paesi ormai in stato d’abbandono, di strade che non portano da nessuna parte e poi il mare, da cui si va, ma da cui arrivano, con i barconi, i migranti in cerca di un sogno diverso dal futuro a loro prospettato. Il Mediterraneo, dunque, con la sua poesia e le sue storture. Un pugno di fotografie che interrogano per primo l’autore, fotografie quotidiane, misteriche, a cui però non ha una risposta se nel viaggio in sé, fatto di odori e sensazioni, di incontri e di esperienze che si fanno, in ultimo, memoria.