Voli, treni, strade, sterrati: migliaia di chilometri per catturare in uno scatto l’essenza di un altrove. 

Viaggi che hanno reso il mio sguardo più attento, più entusiasta, più dolente; viaggi che mi hanno consentito di capire come il fascino dei tanti luoghi di questo mondo potesse essere anche a meno di un chilometro da me: nei campi, nei filari, nelle stanze abitate da mio Padre. Da colui che è specchio della mia immagine, delle mie proiezioni, delle istantanee che prendono vita attraverso la mia macchina fotografica. 

“Terra Natìa”, oltre ad essere un progetto su Papà, è anche un’occasione per “ritrovare” il mio luogo di origine dopo aver cercato per lungo tempo in terre molto lontane. Nasce dall’esigenza di puntare lo sguardo a una distanza molto più vicina; di farmi sorprendere da ciò che caratterizza la mia vita nel quotidiano da 29 anni, e che fino a pochi anni fa non era motivo di interesse. 

“Terra Natìa” è dunque radici, prospettiva, nuovi occhi; per iniziare a “vedere” – attraverso la fotografia – quanto fascino esprima il mio territorio.